Quanta acqua avremo nel prossimo futuro e come potremo tutelarne ogni goccia. Di questo si è parlato sabato scorso alle Risorgive del Bacchiglione di Dueville in occasione di un programma di iniziative ideato per la Giornata Mondiale dell'Acqua 2023.
I gestori idrici Viacqua, AcegasApsAmga e acquevenete si sono confrontati con il docente di idrologia dell’Università di Padova e della Duke University (USA) Marco Marani. Dall’analisi della serie storica di dati legati alle precipitazioni più lunga al mondo (oltre 300 anni di registrazioni), disponibile proprio in Veneto, e di modelli numerici Marani ha spiegato come periodi siccitosi non siano poi così infrequenti.
“Dobbiamo prepararci – ha spiegato – ad un aumento anche degli eventi estremi, a cui rispondere con infrastrutture più resilienti. Affidandoci alle osservazioni del passato e alla modellazione matematica possiamo quantificare i rischi per poter prendere decisioni non solo su scala emergenziale, ma guardando a prospettive di più lungo termine. Abbiamo fortunatamente strumenti per decidere con cognizione di causa.”
Fare rete e gioco di squadra è ugualmente importante per rendere operative le scelte strategiche: è quello che i tre gestori stanno mettendo in campo con la nuova rete di imprese che prende il nome di Acqua in rete Bacchiglione, con cui sono già state avviate importanti progettualità su area vasta.
“Il recente finanziamento di 33 milioni tramite PNRR – è il commento dell’AD di AcegasApsAmga Roberto Gasparetto – ci consentirà ad esempio di intervenire sulle perdite idriche nei territori serviti per una riduzione pari al 35% entro il 2025”.
Il Presidente di acquevenete Piergiorgio Cortelazzo ha quindi ribadito come la collaborazione tra gestori potenzia le capacità gestionali e di problem solving.
“A questo dobbiamo aggiungere uno sforzo nella promozione di una nuova cultura dell’acqua – è infine intervenuto il Presidente di Viacqua Giuseppe Castaman – come si sta facendo nel nascente parco dell’acqua tra Risorgive del Bacchiglione e Oasi di Villaverla. Se dalla grande alluvione di Vicenza del 2010 siamo stati in grado di realizzare bacini per contrastare le piene e tutelare le aree urbane, oggi dobbiamo guardare a nuovi invasi a monte per trattenere l’acqua piovana e renderla disponibile nei periodi più siccitosi.”