Il cambiamento e la variabilità climatica, la siccità che sta coinvolgendo in modo sempre più grave anche il territorio vicentino, l’aumento delle fonti di pressione sulle risorse idriche di pianura pongono grandi sfide per la continuità e qualità del servizio idrico e Viacqua si prepara ad affrontarle, partendo da un Piano per la tutela delle risorse idriche di montagna.
Si tratta di un ampio programma di interventi, del valore di oltre 80 milioni di euro, con un orizzonte temporale di cinque anni, che prevede più di 200 cantieri nella fascia montana e pedemontana del bacino gestito da Viacqua, che alimenta i tre grandi sistemi acquedottistici della valle dell’Agno, della val Leogra e della valle dell’Astico, oltre che gran parte delle reti che riforniscono la città di Padova e comuni limitrofi.
Perché partire dalla montagna?
Le sorgenti montane sono influenzate in modo significativo da prolungati periodi di siccità: dal tardo autunno del 2021 fino ai primi tre mesi del 2022 per l'assenza di precipitazioni alcune sorgenti di montagna ritenute strategicamente fondamentali per l'approvvigionamento idropotabile hanno manifestato una riduzione di portata dell’ordine del 60%.
Inoltre, sulle sorgenti montane insistono mediamente meno fonti di pressione che possano generare problematiche contaminazioni di tipo chimico, rispetto agli approvvigionamenti di pianura.
Infine, i pozzi di pianura registrano un progressivo trend di sovrasfruttamento, che ha portato ad un calo medio dei livelli di falda di più di 2 metri negli ultimi 50 anni.
In questo contesto le risorse idriche montane risultano strategiche e necessitano di una salvaguardia particolare. È urgente quindi capire, misurare e valutare il loro grado di vulnerabilità ai diversi fattori che influenzano il cambiamento climatico che potrebbe comprometterne la disponibilità.
“Oggi ci troviamo alle prese con una crisi idrica che non colpisce più a migliaia di chilometri di distanza, bensì nel cuore del nostro territorio, – spiega il Presidente di Viacqua, Giuseppe Castaman – obbligandoci a prendere decisioni in tempi rapidi con orizzonti temporali ristretti. Operare in simili situazioni significa anche esprimere la massima capacità di resilienza. Una pianificazione strutturata consente di agire in modo organico e non dover rincorrere le emergenze, soprattutto in un territorio strategico e vulnerabile come quello montano."
Il Piano è stato articolato in sei obiettivi cardine: in primo luogo si prevedono azioni predittive di conoscenza e ricerca, cioè volte a studiare i possibili scenari che si presenteranno a breve, medio e lungo termine stabilendo la disponibilità d’acqua su cui poter contare per i prossimi anni, anche rispetto all'impatto del cambiamento climatico sul ciclo idrologico Un secondo obiettivo è potenziare il prelievo idropotabile dalle fonti di montagna per salvaguardare le risorse di pianura, oggi sottoposte a grande sfruttamento quantitativo e migliorare ulteriormente la qualità dell’acqua distribuita in rete. Sul piano infrastrutturale, un grande sforzo sarà messo in campo per l’estensione del servizio di acquedotto anche alle aree più periferiche che oggi si appoggiano in molti casi a sorgenti che non sempre sono in grado di assicurare continuità e qualità nel servizio, con conseguente disagio alla qualità della vita delle comunità che risiedono in quelle zone. Il quarto obiettivo è l'aumento dell'efficienza nell'uso e distribuzione dell'acqua potabile, grazie a specifici lavori di modellazione delle reti, distrettualizzazione dei sistemi acquedottistici che consentono un progressivo contenimento delle perdite, oltre che risparmi sui consumi energetici. Il Piano punta poi ad interventi di potenziamento delle reti e interconnessione tra sistemi acquedottistici, per rendere l’intera rete più resiliente. L'ultimo obiettivo è rappresentato da una fondamentale azione di miglioramento del sistema fognario, per proteggere le zone di ricarica dell'acquifero, con estensioni delle reti alle aree non servite e la conseguente eliminazione dei sistemi di smaltimento privati, quali le vasche imhoff, e il collettamento dei reflui in più moderni ed efficienti impianti di depurazione.
Le principali risorse, ben 25 milioni di euro, andranno all’estensione del servizio fognario nelle zone non servite di collina e montagna. Dei quasi 70 interventi inseriti nel Piano spiccano per dimensione le estensioni in Via Grumi e Giardino a Caltrano (900.000 euro), il grosso intervento di estensione fognaria e adeguamento acquedottistico nel versante di Rovegliana a Recoaro Terme (località Alpe, Sigismondi, Branchi, Piazza, Caneva di Sopra e Sotto, Vascellari, Fracassi per 2,7 mln di euro). A Schio l’estensione fognaria nelle Vie Sessegolo e Piane varrà 1,2 mln di euro, mentre sarà di 900.000 euro la spesa per l’estensione di acquedotto e fognatura lungo Via Lora di Sotto a Valdagno.
Con 17,5 mln di euro si interverrà poi sull’adeguamento delle reti e degli impianti di acquedotto, settore in cui si evidenziano interventi come la sostituzione dell’acquedotto nelle Vie Palladio e Div. Julia a Caltrano e Calvene (800.000 euro), la sostituzione condotte a Cornedo Vicentino nelle Vie Lucca, Vicario, Giarrette, Verdise (800.000 euro) e Sudiri Sotto e San Rocco (950.000 euro). A Schio costerà oltre 650.000 euro il nuovo serbatoio Bottino Casalena che si accompagnerà alla nuova condotta per la frazione di Poleo, mentre a Trissino la sostituzione dell’acquedotto e la separazione delle reti fognarie nelle Vie San Niccolò e IV Novembre comporterà una spesa di 3,4 mln euro. Nella valle dell’Agno, infine, avrà un valore di 800.000 euro l’opera di realizzazione del nuovo serbatoio in località Sella a Recoaro Terme.
Sul fronte dell’adeguamento dei sistemi di adduzione spiccano poi le interconnessioni dei sistemi di Calvene, Lugo, Fara e Salcedo all’acquedotto della valle dell’Astico (1,5 mln euro) e della zona Cerealto-Castelvecchio a Valdagno per un valore di 2,2 mln euro. Investimento importante lungo la valle dell’Astico anche per il raddoppio dell’adduttrice Arsiero-Piovene Rocchette con potenziamento della fognatura consortile per un totale di 13 mln euro. In termini di adeguamento della qualità delle fonti di approvvigionamento, spicca in conclusione l’ampliamento del serbatoio “Colombara” per 2,5 mln, euro che servirà anche al potenziamento dell’intero consortile della valle dell’Agno a servizio, tra gli altri territori, dell’area afferente al pozzo di Almisano, tra i principali coinvolti nell’inquinamento da Pfas. Quest’ultima opera completamente finanziata con fondi commissariali dedicati e non grava pertanto sui bilanci di Viacqua.