Lungo il corso del Po già oltre 100 comuni stanno passando al razionamento dell’acqua di acquedotto, altri gestori idrici vicentini si stanno attrezzando in questa direzione e Viacqua?
Il principale gestore del servizio idrico integrato del territorio berico, con ben 68 comuni e 544.000 abitanti, continua a guardare con una certa preoccupazione l’evoluzione della situazione climatica locale che sta mettendo sempre più in crisi le forniture idriche.
Viacqua preleva in media 20 milioni di metri cubi all’anno di acqua dalle fonti situate nella fascia montane e pedemontana del territorio vicentino, pari ad un terzo del prelievo complessivo ad uso idropotabile nel bacino servito. Nei primi giorni di giugno si sono registrate portate pressoché dimezzate in alcune delle sorgenti principali, come nel caso della Montagna Spaccata, in comune di Recoaro Terme, dove la portata standard di 220 l/s viaggia oggi a 110/115 l/s e lo fa da almeno due mesi. A maggio la contrazione delle piogge si è attestata a circa il 46% in meno rispetto alla media per il periodo, quinto mese consecutivo in cui cade la metà della pioggia prevista per la stagione. E se a marzo sarebbero servito un regime di piogge triplo, a giugno dovrebbe essere come minimo quadruplo, per quanto difficile da avverarsi.
Non va certo meglio alle falde di pianura: il periodo di prolungata siccità ha infatti portato ad una diminuzione delle risorse idriche sotterranee che oggi rasentano i livelli minimi storici. Sempre a titolo di esempio, il pozzo freatimetrico Arpav di Dueville (con il quale dal 1956 si misurano le oscillazioni dei livelli della falda acquifera) ad aprile e maggio ha fatto registrare i peggiori dati di sempre, con una riduzione di circa 2 metri rispetto alla media storica calcolata sui rispettivi mesi degli ultimi 60 anni, portando l’asticella ad appena 40 cm dal livello più basso che si registrò nel 2003 quando il pozzo andò in secca.
Non mancano dati scoraggianti che arrivano dalle portate dei fiumi vicentini, ridottesi in alcuni casi di oltre il 60% dallo scorso ottobre, come nei casi dell’Astico e del Posina, con il Bacchiglione che ha fatto segnare una riduzione di portata media all’altezza di Montegalda pari al 77%. Questi fiumi, nei loro corsi a monte della fascia di risorgiva, rappresentano il principale strumento per la ricarica delle falde.
Il trend in calo dei quantitativi d’acqua ad uso idropotabile rende sempre più impegnativo assicurare l’equilibrio tra domanda e offerta nei mesi estivi alle porte e con la crescente richiesta di acqua dal settore dell’agricoltura.
“Il bacino di Viacqua – spiega il Presidente di Viacqua, Giuseppe Castaman - può contare su una delle aree più piovose e pertanto ricche d’acqua del Nordest. Per questo al momento è possibile scongiurare l’intervento delle autobotti per rifornire i territori collinari, ma se il trend dovesse continuare in questa direzione, non si esclude di dover intervenire con misure e mezzi emergenziali. La continuità del servizio è assicurata mediante le interconnessioni tra sistemi acquedottistici, con le quali il calo di portata registrato da una parte viene compensato pompando acqua da altre fonti. Ma è sul campo e nella vita di tutti i giorni che si può fare la differenza: come azienda intensificando la ricerca e riparazione delle perdite lungo la rete idrica, oltre agli interventi sulle reti fognarie e sugli impianti di depurazione allo scopo di impedire sversamenti che potenzialmente potrebbero contaminare le falde. Nel nostro quotidiano, invece, esistono azioni all’apparenza banali che, se proiettate anche nell’arco di qualche anno, possono rendere l’effetto in termini di minori consumi e minori costi a carico delle nostre tasche, per questo Viacqua ricorda periodicamente il proprio decalogo contro lo spreco d’acqua che riportiamo qui di seguito.”
E se parliamo di inquinanti potenzialmente pericolosi per la risorsa idrica, Viacqua ha avviato una collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Ambientale dell’Università di Padova, con cui è in corso una ricerca finalizzata all’organizzazione, analisi ed elaborazione di mappe di concentrazione degli inquinamenti storici presenti sul territorio berico e del Veneto centrale negli ultimi quarant’anni. Sono stati raccolti, processati e correlati dati provenienti da diverse fonti (VIACQUA, CIN, ARPAV, SPV, ACEGASAPSAMGA) al fine di comprendere in modo approfondito lo stato qualitativo degli acquiferi utilizzati a scopi potabili, attualizzando alcune delle contaminazioni storiche come il caso dei solventi clorurati, senza trascurare quelle originate dalla contaminazione diffusa come i nitrati e gli antiparassitari, nell’acquifero della pianura Vicentina. I dati fin qui elaborati saranno presentati in anteprima nel corso dell’annuale Water Safety Conference promosso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, in programma la prossima settimana a Norvik (NOR) e dove interverrà anche il dott. Paolo Ronco, direttore del Centro RIVE.
Il decalogo